Friday, 9 November 2018

Servizio lavanderia Asl, in 4 a processo

Servizio di lavaggio e noleggio di biancheria dei diversi ospedali Asl con presunte fatture gonfiate: assolti con formula piena dall’accusa di riciclaggio di oltre 2 milioni di euro l’imprenditore Antonio Colasante e gli amministratori delle sue società. A processo, il prossimo 5 marzo, per abuso di ufficio vanno Pasquale Flacco manager della Asl, Tiziana Spadaccini dirigente Asl, Stefano Maria Spadano, direttore affari generali e legali e Rita Pantaleone, funzionario economale.
Sorride Antonio Colasante al termine della lettura della sentenza con cui il giudice per le udienze preliminari Marina Valente lo ha assolto dall’accusa di riciclaggio, perché il fatto non sussiste. «Siamo soddisfatti per quanto deciso dal giudice. Abbiamo dimostrato la verità dei fatti», dice Colasante difeso dai legali Franco Coppi, Giuliano Milia ed Elio Di Filippo. Con lui, che il 6 marzo 2017 finì per una settimana in carcere, erano accusati dello stesso reato gli amministratori delle società che avrebbero riciclato gli oltre 2 milioni della Asl, ossia Sonia Pace, 53 anni, di Lanciano, amministratore unico della Hospital Service; il romeno Costantin Gogonea, 42 anni, di Lanciano, amministratore di Publiclean; Camillo Desiderioscioli, 49 anni, di Guardiagrele, legale rappresentante della Omnia Servitia, ed Enio Colasante, 61 anni, di Guardiagrele, amministratore della Zaffiro srl e fratello di Antonio Colasante.
Le accuse partono dall’indagine della polizia “Dati incrociati” sulla contestata transazione per il servizio di lavanolo (ossia di lavaggio e noleggio della biancheria utilizzata nei diversi ospedali Asl e delle divise di medici e infermieri) svolto dalla ditta di Colasante, Publiclean, dal 2009 al 2015. Per i servizi fatti in questi anni, in particolare lavaggi extra per l’accusa mai avvenuti, Colasante presenta fatture per 4.433.418 euro. La Asl su suggerimento della Spadaccini, cerca un accordo e fa una transazione. Con due determine, del 18 dicembre 2015 e del 22 marzo 2016, l’azienda liquida 2.130.490 euro alla Publiclean a fronte di zero euro dovuti. Soldi che poi, in un gioco di scatole cinesi ( da qui il presunto riciclaggio) passano tra tre società della Holding Colsante: la Hospital Service Srl, la Omnia servitia srl, la Zaffiro Srl per finire nelle tasche dell’imprenditore che li usa per finire di pagare una villa a Porto Cervo da 6 milioni. Villa dissequestrata al termine dell’udienza.
Secondo l’accusa Spadaccini, Flacco, Spadano e Pantaleone, ciascuno “fornendo il proprio apporto”, hanno agito “col fine ultimo di procurare un ingiusto profitto alla Publiclean Srl, di Colasante, con pari danno alla pubblica amministrazione”, hanno commesso il reato di abuso di ufficio in concorso e per questo sono stati rinviati a giudizio al 5 marzo. La Spadaccini risponde anche di peculato. Il giudice, infine, ha rimesso gli atti in Procura perché questa vagli la possibilità di contestare anche a Colasante l’accusa di abuso d’ufficio in concorso.

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